Da polcenighese lo posso quasi considerare il gioiello escursionistico di questo splendido comune, un giro che tocca le malghe e le casere di ieri e di oggi seguendo sentieri CAI e sentieri meno noti ma sicuramente di notevole impatto.
Si parte dall’ormai chiuso Bar da Stale, lungo la strada che porta a Mezzomonte da Coltura, dove si può notare una tabella del CAI sotto le conifere sul tornante dov’è posto il locale. Da lì si seguono i cartelli ed i bolli bianco/rossi che ci guidano lungo il sentiero CAI 981-982 e dove s’incontra più volte la risina, antico canale che serviva per trasportare i tronchi dal Cansiglio verso valle.
Si sale per circa 100 metri di dislivello e poi al bivio ben segnalato si continua sulla sinistra in direzione di casera Costa Cervera.
Si sale quella che una volta era una larga mulattiera, ora in gran parte diventata semplice sentiero e numerata dal Club Alpino Italiano come 981, ove saltuariamente si può notare ancora l’antico lastricato. Un lavoro impressionante se si pensa ai mezzi inesistenti con il quale è stato fatto.
La camminata è piacevole e l’inclinazione non è mai eccessiva benché continua. Si prende quota abbastanza velocemente e quando per un momento si esce dal bosco, per puntare per un breve tratto direttamente alla montagna, un magnifico panorama verso il Toriòn (la montagna di Polcenigo) si apre quasi inaspettato. Ma la salita non è finita e bisogna sudare ancora, rientrando a tratti fra gli alberi.
Lasciato sulla sinistra un cesiòl ligneo siamo quasi giunti sulla dorsale. Gli alberi lasciano spazio agli alpeggi e la vista verso la pianura è qualche cosa di straordinario. Nelle limpide giornate da qui si possono ammirare le Alpi Giulie e anche i Colli Euganei, passando per la laguna di Lignano e quella di Venezia, dove aguzzando la vista si può notare il Campanile di piazza San Marco che s’innalza solitario.
Entrati nei pascoli ecco la prima “lama”, una pozza d’acqua utilizzata per far abbeverare gli animali portati negli alpeggi, e subito sopra la strada che collega il Cansiglio al Piancavallo. Bisogna attraversare questa e continuare per sentiero e in pochissimo ecco la malga/casera Costa Cervera. Qui in estate avviene la produzione casearia da parte di due ragazze che vivono proprio nel comune. Una tradizione di famiglia e soprattutto con dei prodotti fantastici e unici.
Per i meno allenati qui si potrebbe concludere l’escursione ritornando sui proprio passi e rifacendo il percorso al contrario, magari visitando l’altrettanto bella malga Fossa de Bena, non distante e raggiungibile con la carrareccia che porta verso il Cansiglio. A chi invece si sente in forze ed è allenato consiglio vivamente di proseguire!
Si segue la strada prima citata che si rincontra alla malga. Siamo nel bel mezzo dei pascoli e le prime strutture diroccate ci fanno capire che qui la produzione di formaggi era un’attività ben conosciuta. Un rudere nei pressi di una fontana e una lama è l’ex casera Bos, ma è solo una delle tante.
Poco prima d’arrivare alla grande croce in legno, ben visibile, quando alla fine di un rettilineo arrivate a una curva a gomito verso destra è ora di svoltare a sinistra. Un ometto di sassi e dei bolli rossi indicano che siete nella direzione giusta. Pochi metri ed ecco aprirsi una conca meravigliosa, tagliata a metà da un muretto a secco e un altro rudere: state per attraversare Busa Bravin e l’omonima casera, o per lo meno ciò che ne resta.
Si segue la labile traccia a destra del muretto, poi seguendo i bolli si entra in un bosco magnifico. I Fior di Stecco, se passerete in primavera o agli inizi dell’estate, emanano un profumo gradevole e colorano di viola l’ambiente dalle mille sfumature di verde. Si è ancora in salita ma la cosa non pesa, mentre bisogna porre attenzione ai bolli, che comunque sono molti ed evidenti.
Quasi per magia si esce dall’ombra degli alberi ed ecco che si arriva nei pressi del Col dei S’cios. Già si nota l’omonima malga e volendo la si raggiunge in cinque minuti senza problemi, mentre consiglio di puntare alla cima del colle senza perdere eccessivamente quota, senza seguire una traccia che comunque non c’è e dove sulla sommità troverete un grande ometto di pietre con sopra una croce costruita con del filo spinato. Questo è il punto più alto dell’escursione, 1342 metri slm, ma cosa ancor più importante è quello che vi sta attorno: potrete notare il gruppo del Cavallo, con cima Manera, e poi le Dolomiti dove fra tutti si riconosce facilmente il monte Pelmo. Notevole!
Da qui si prosegue verso Nord-Est e dopo qualche decina di metri, rimanendo in discesa lungo la dorsale del colle, troverete un passaggio ben segnato con il classico segnavia bianco/rosso del CAI. Nuovamente nel bosco si perde quota fino a raggiungere nuovamente la strada lasciata in precedenza, ma qui si è nei pressi di casera Busa Bernart. Si devia a sinistra fino alla struttura, grande e ben tenuta dagli Alpini.
Ora, volendo, si può allungare ancora il giro fino a casera Ceresera. L’allungo non è faticoso: si continua lungo la strada, al bivio si svolta a destra verso Piancavallo per poi inoltrarsi in una stradina, chiusa da una sbarra, che prosegue a sinistra nel magnifico bosco. Si raggiunge in una mezzora il Masonil Vecio e, grazie a un sentiero prima della struttura, alla citata casera. Si ritorna fino a Busa Bernart per il medesimo percorso.
Dalla casera concessa agli Alpini si scende ora grazie al sentiero 982 che taglia proprio sotto al Toriòn, o Torrione se preferite chiamarlo così. Si oltrepassa la Fontana Buset, piccola fonte incanalata che regala acqua fresca tutto l’anno, dove da notare è il tronco… non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa.
Il rientro continua fino a La Lobia, un ricovero, dove il sentiero si divide. Si prosegue sul ramo di destra e dopo dei tratti quasi pianeggianti l’inclinazione aumenta notevolmente e naturalmente si perde anche quota in tempi brevi.
Dopo circa tre quarti d’ora dal ricovero superato precedentemente ecco nuovamente il bivio iniziale, quello dove il 981 si stacca verso casera Costa Cervera. Manca poco, basta ripercorrere l’itinerario iniziale a ritroso ed ecco il punto di partenza.
Questo giro, con i suoi 1050 metri di dislivello e 10 chilometri e mezzo di sviluppo (escluso l’allungo a casera Ceresera), è adatto a persone con un po’ d’allenamento in montagna, mentre le difficoltà non vanno sicuramente oltre all’escursionistico (E). Si può percorrere tutto l’anno ma sconsiglio vivamente il periodo più caldo, cioè luglio e agosto, tranne che con partenze al sorgere del sole per evitare la grande calura durante la salita. Vi sorprendete comunque delle varie fioriture che si posso incontrare tutto l’anno, dalla Peonia Selvatica alla Stella Alpina, passando per le comuni Primule e il raro Giglio Carniolo.
Per chi non fosse ben allenato rimane comunque una bellissima escursione anche il raggiungere casera Costa Cervera e fare ritorno come già detto sopra, considerando che così il dislivello non arriva agli 800 metri e lo sviluppo sfiora gli 8 km totali.
Infine aggiungo nuovamente che con una breve deviazione verso sinistra, quando si giunge alla prima lama, si può andare anche alla bella casera Fossa de Bena, gestita e quindi aperta durante il periodo estivo.
Consigliate naturalmente calzature adatte e ricordo che l’unico punto dove s’è certi di reperire dell’acqua è fontana Buset.
È possibile richiedere le tracce GPS di questo itinerario scrivendo una mail a: ritornoao@gmail.com
Credit: Andrea Favret
ritornoao.wordpress.com